...verranno giorni limpidi e dobbiamo approfittare
di questi venti gelidi del Greco e del Maestrale;
lasciamo che ci spingano al di là di questo mare.
Ma non c'è più niente per cui piangere o tornare.
Si perdano i rumori, e presto si allontanino i ricordi e questi odori.
Verranno giorni vergini e comunque giorni nuovi,
ci inventeremo regole e ci sceglieremo i nomi,
e certo ci ritroveremo a fare vecchi errori,
ma solo per scoprire d'essere migliori.
D. Silvestri
E' incredibile come certi momenti rimescolino di colpo tutto ciò che trovano, trascinandolo all'interno dell'occhio del ciclone: tutto ciò che si era messo da parte, che si era costruito, che si era capito, lasciandoci ad affrontare la scelta se restare e ricostruire, o lasciare tutto, partire, ricominciare daccapo. Eppure ogni volta, attraversata la tempesta, curate le ferite, quando il corpo non fa più male, ma le tracce ancora restano, quando gli odori tornano ad essere familiari, i cassetti di nuovo pieni, allora, puntualmente, ci illudiamo di essere arrivati, di poter costruire mattone dopo mattone, con stabilità e fermezza. Ci dimentichiamo, anche se le cicatrici si vedono ancora, quelle più nuove, e quelle più vecchie. Ma il vento torna. Una perdita, una passione, una guerra, una nuova vita. Di nuovo tutto in ballo, tutto da imparare, tutto oscillante, in bilico, tumultuoso. E di nuovo quella scelta.
Ma la cosa veramente incredibile, è la capacità dell'uomo di guardarsi indietro e vedere se' stesso in una continuità, nonostante queste burrasche, riuscire a dare un senso di permanenza a tutto ciò che ha preso, alle tracce che ha lasciato su di se', di sapere di essere uno, pur essendo cambiato così tanto, di avere ancora una progettualità, uno sguardo che si alza. E, nonostante la precarietà della tempesta, la voglia che torni, l'attesa di quando il vento si alzerà di nuovo.